Tutto il giorno Efix, il servo delle dame Pintor, aveva lavorato a rinforzare l’argine primitivo da lui stesso costrutto un po’ per volta a furia d’anni e di fatica, giù in fondo al poderetto lungo il fiume: e al cader della sera contemplava la sua opera dall’alto, seduto davanti alla capanna sotto il ciglione glauco di canne a mezza costa sulla bianca collina dei Colombi.
Eccolo tutto ai suoi piedi, silenzioso e qua e là scintillante d’acque nel crepuscolo, il poderetto che Efix considera più suo che delle sue padrone: trent’anni di possesso e di lavoro lo han fatto ben suo, e le due siepi di fichi d’india che lo chiudono dall’alto in basso come due muri grigi serpeggianti di scaglione in scaglione dalla collina al fiume, gli sembrano i confini del mondo.
Grazia Maria Cosima Damiana Deledda, nota semplicemente come Grazia Deledda o, in lingua sarda, Gràssia o Gràtzia Deledda, Nuoro, 28 settembre187 – Roma, 15 agosto1936), è stata una scrittriceitaliana vincitrice del Premio Nobel per la letteratura1926. È ricordata come la seconda donna, dopo la svedese Selma Lagerlöf, a ricevere il premio in questa disciplina, e l'unica donna italiana[6].
In den 36 Stunden zwischen Freitag Nacht und Samstag
Morgen ist ein junger Priester einem unlösbaren Konflikt
ausgesetzt - er muss sich zwischen seiner großen Liebe zu Agnes - und dem Respekt und der Liebe zu seiner Mutter und seinem Amt als Priester entscheiden.
Ein zeitloser Roman aus dem Jahr 1920 über den Zölibat
und über Liebe und Pflicht - von Grazia Deledda (1871- 1936) -
der Literaturnobelpreisträgerin und Chronistin ihrer Heimat Sardinien, der bis heute überwältigend aktuell ist.
Questo straordinario e raro racconto di Grazia Deledda, Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, costituisce un unicum nella sua produzione. Quasi un bozzetto in cui la scrittrice sarda ci restituisce tutto il senso del male di vivere della protagonista, Magda. La narrazione dà il titolo alla raccolta omonima, che include sei novelle.